Riflessioni sulla (mia) vita

Mio papà, che molti al mio paese, Ruvo di Puglia, conoscono come "Michel" (dal nome del bar che ha gestito per 50 anni), ha subìto un intervento al cuore (sostituzione parziale dell'aorta e disostruzione di coronarie).
Lo conosco bene e so che nonostante i suoi 71 anni non è un tipo che si arrende facilmente e ora sta affrontando piano piano la riabilitazione post-operatoria.

Eppure, lui che per me è sempre stato L'UOMO PIU' FORTE DEL MONDO, per la prima volta in vita mia, l'ho visto impaurito, debole, indifeso. 

Ho provato una sensazione che non avevo provato mai e per un attimo ho perso il sorriso.
E non è facile ammetterlo per un animatore come me.


Stamattina poi ho letto questa poesia e vorrei condividerla con voi, scusandomi se per un attimo, l'animatore si è fatto un po' in disparte per riflettere sulla propria vita.

Lillo.



Fammi essere ancora figlio.
Solo una volta. Una volta sola.
Poi ti lascio andare.
Ma per una volta, ancora, fammi sentire sicuro.
Proteggimi dal mondo.
Fammi dormire nel sedile dietro il tuo.
Guida tu. Che io sono triste e stanco.
Ho voglia che sia tu a guidarmi, papà.
Metti la musica che ti piace.
Che sarà quella che una volta cresciuto piacerà a me.
Fammi essere piccolo.
Pensa tu per me.
Decidi tu per me.
Mettimi la tua giacca, che a me sembra enorme, perché ho freddo.
Prendimi in braccio e portami a letto perché mi sono addormentato sul divano.
Raccontami storie.
E se sei stanco non farlo. Ma non te ne andare.
Ho voglia di rimanere figlio per sempre.
Abbracciami forte come dopo un gol.
Dormi ancora, come hai fatto, per una settimana su una sedia accanto al mio letto in ospedale.
Rassicurami.
Carezzami la testa.
Lo so che per tutti arriva il momento in cui devi fare da padre a tuo padre.
Ma io non voglio.
Non ora.
Voglio vederti come un gigante. Non come un uccellino.
Non andare, papà.
Ti prego.
Fammi essere ancora figlio.
Fammi essere per sempre tuo figlio.
Gabriele Corsi

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